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Terapia farmacologica antitrombotica per la prevenzione delle tromboembolie


Nel corso degli ultimi anni ci sono state importanti novità in particolare per quanto riguarda la valutazione del rischio tromboembolico nel singolo paziente e l’introduzione dei nuovi anticoagulanti orali.

La fibrillazione atriale comporta un aumentato rischio tromboembolico, indipendentemente dal fatto che sia parossistica, persistente o permanente.
In circa il 70% dei casi, gli emboli, a partenza da trombosi dell’atrio sinistro o più spesso dell’auricola sinistra, interessano la circolazione cerebrale, dando luogo a ictus di solito estesi, gravati da una elevata mortalità in fase acuta e con esiti spesso invalidanti.
Il rischio di ictus non è tuttavia uniforme, variando ampiamente da 0.0-1.9% a 15.2-18.2% per anno, a seconda del contesto clinico e del profilo di rischio del paziente. Pertanto è importante una corretta valutazione del rischio tromboembolico del singolo soggetto ai fini delle scelte terapeutiche.

La TAO, la cui efficacia nella prevenzione dell’ictus e delle tromboembolie sistemiche è stata ampiamente dimostrata in studi clinici randomizzati di prevenzione primaria e secondaria, è in grado di ridurre sensibilmente ( del 64% ) il rischio tromboembolico dei pazienti affetti da fibrillazione atriale, ma il suo utilizzo espone ad un aumento del rischio di sanguinamenti maggiori ( 1-3% per anno ). ( Xagena )

Fonte: Linee guida AIAC per la gestione e il trattamento della fibrillazione atriale. Aggiornamento 2013

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